Banchiere centrale e uomo politico. Assunto in Banca d’Italia fin dal 1946. Nominato Governatore della Banca d’Italia nel 1979, dall’aprile 1993 al maggio 1994 è stato Presidente del Consiglio. Successivamente ha assunto la guida del Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica nei governi Prodi e D’Alema. Il 13 maggio del 1999 è stato eletto, in prima votazione, decimo Presidente della Repubblica Italiana.
Erano gli anni in cui la crescita prodigiosa della nostra economia – quella che poi chiamammo «miracolo economico» – cominciava a dare qualche preoccupazione. Alla politica monetaria fu affidato il compito ingrato di raffreddare un motore surriscaldato e correggere i gravi squilibri che si profilavano: fu la stretta creditizia «breve e intensa» del 1963, la cui durezza suscitò la reazione aspra dell’opposizione e del sindacato, che indirizzarono i propri strali soprattutto al binomio Carli-Colombo. (…) Ecco allora che il rapporto tra autorità monetaria e autorità di governo è cruciale; indispensabile sul piano istituzionale. Il rapporto personale tra governatore e ministro del Tesoro è garanzia ulteriore di efficacia delle azioni da intraprendere. E il rapporto di fiducia, di stima intercorso tra Emilio Colombo e Guido Carli, credo sia rimasto per più di un verso esemplare. Anni dopo, Guido Carli, ricordando la sua volontà di lasciare la banca già nel 1970, avrebbe scritto di aver rimesso il mandato nelle mani del ministro del Tesoro, e suo amico, Emilio Colombo. La qualità del rapporto veniva in evidenza soprattutto quando più distanti si facevano le ragioni della politica da quelle dell’economia, che entrambi con lealtà e onestà intellettuale interpretavano e sostenevano.