
Maria Grazia Melchionni è stata docente di Storia e politica dell’integrazione europea e di Storia delle relazioni internazionali presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Tra i maggiori esperti di Storia dell’Europa, dirige la Rivista di studi politici internazionali.
Emilio Colombo entra in scena per la politica europea come ministro dell’Agricoltura nel luglio del 1955, quando Antonio Segni lo chiama a questo incarico. Colombo è l’enfant prodige della politica italiana, ministro a soli 35 anni.
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Colombo era molto ascoltato in Parlamento. Tutti dicono che i suoi discorsi si capivano, al di là della traduzione simultanea, perché parlava molto lentamente e non solo le interpreti avevano la possibilità di capire bene, ma anche altri riuscivano a comprendere l’italiano perché, ad un livello di cultura alto quale esisteva in quel Parlamento, la lingua italiana era una lingua conosciuta, quanto meno come conoscenza passiva. Colombo venne eletto alla terza votazione con 7 o 8 voti più dell’irlandese. Perché venne eletto? Perché si pensò che, essendo conosciuto in campo internazionale, la sua presenza avrebbe giovato al prestigio del Parlamento europeo. Il Parlamento europeo era, infatti, alla ricerca di maggior prestigio e di maggior potere. Come presidente del Parlamento europeo Colombo fu rieletto altre due volte, mentre la regola era di non superare le due presidenze. Lui ne fece anche una terza e, quindi, fu quello che traghettò il Parlamento non eletto verso il Parlamento eletto.